Si è chiusa con il pubblico che balla la seconda giornata del festival. Oggi pomeriggio ultimi incontri e in serata il philoshow inedito dedicato al mondo del fantasy con Licia Troisi.
Va in archivio la seconda giornata di Biumor con un pubblico che balla sulle note delle canzoni di Vasco Rossi. Il philoshow dedicato al rocker emiliano ideato da Lucrezia Ercoli ha evidenziato la parabola del Blasco, dalla rivoluzione partita da Zocca, fino alla nuova consapevolezza dei suoi testi in cui è presente una componente filosofica. Ad individuare le tracce della nostalgia nei testi di Vasco Rossi, oltre a Lucrezia Ercoli, sul palco del Vaccaj anche Leo Turrini che ha raccontato aneddoti, storie, e dimensione di un “rocker di provincia” che non ha mai modificato la sua dimensione.
Lucrezia Ercoli ha sottolineato invece la cifra filosofica dei testi in cui è presente il sentimento della nostalgia, come ad esempio Sally dove l’autore scrive “sono lontani quei momenti quando la vita era più facile”. “Ecco la nostalgia – sottolinea la Ercoli – ma la parabola di Vasco ha raccontato di una nostalgia che si trasforma in consapevolezza, al “Siamo solo noi” contrapposizione fra una generazione e l’altra arriva il “siamo soli” dove il nemico non è l’altro, la società, la gente, ma se stessi”. Alle considerazioni filosofiche hanno fatto da spalla le canzoni suonate dal vivo dalla band Factory che ha eseguito le canzoni più note del Vasco chiudendo con Albachiara e con due bis sulle note di Rewind e Vado al massimo facendo tremare il Vaccaj per una notte con il pubblico in piedi a ballare.
La giornata di Biumor si era aperta nel pomeriggio con Eleonora Caruso e Andrea Di Lecce che hanno tenuto una conversazione a due sulla nostalgia nelle serie tv e nei cartoni animati come Lady Oscar e Dragon Ball. I due scrittori e podcaster hanno sottolineato come le sigle di cartoni e serie tv come Beverly Hills 90210 suscitino in noi la nostalgia per quegli anni quando era diverso il modo di guardare la tv. Oggi la visione di serie tv è più veloce: si salta la sigla e si consuma tutto in pochissimo tempo, quando invece fino a 20 anni fa l’arco narrativo copriva anni anche perché le stagioni duravano effettivamente anni . Leo Turrini ha invece raccontato la storia della famiglia Panini e quel “guizzo creativo” che ha inventato una moda che tuttora dura. Da un’edicola di Modena infatti è partita un’azienda che ha avuto il merito di intercettare un bisogno: quello di collezionare le figurine, rese sempre più desiderabili creando anche il mito della “figurina introvabile”.