Data zero per il primo spettacolo dedicato all’icona della televisione italiana. Teatro Vaccaj pieno per Lucrezia Ercoli che a Biumor svela il fenomeno culturale dietro al personaggio mediatico. Presentato anche la videoinchiesta di Zagreus sull’invidia fra i tolentinati. Filippo La Porta incanta coi 7 peccati capitali
Serata adrenalinica dedicata a Raffaella Carrà. Teatro Vaccaj pieno per la prima serata di Popsophia nell’ambito di Biumor che si è svolta ieri sera (venerdì) a Tolentino. Il mito e la leggenda di Raffaella Carrà è stato raccontato in un’ora e mezzo di musica dal vivo con la band Factory e con due danzatrici del liceo coreutico che hanno portato fatto ripiombare il teatro per una serata nell’atmosfera di Canzonissima.
A raccontare il percorso della Carrà Lucrezia Ercoli direttrice artistica di Popsophia che ha spiegato perché la showgirl non è stata solo un fenomeno televisivo, ma culturale in senso ampio. Dagli esordi fino alle “trovate” rivoluzionarie dell’ombelico nudo, del caschetto biondo sempre uguale a se stesso, del vestito come travestimento e maschera. Eterna e immutabile, perturbante e sensuale, ma giocosa e “più amata dagli italiani”.
La band di Popsophia Factory ha eseguito dal vivo alcuni dei brani più noti: da Rumore a Ballo ballo, da Tanti auguri a testi meno noti come Luca sull’omosessualità o Taboo che Gianni Boncompagni scrive per la showgirl. Lo spettacolo è una nuova produzione di Popsophia e nella sua data zero ha registrato il tutto esaurito. Ma il pomeriggio di Biumor si era aperto al Politeama con uno zoom sulla realtà tolentinate grazie all’associazione Zagreus che ha presentato l’inchiesta sull’invidia fra i cittadini: dopo aver selezionato alcune figure di cittadini archetipi, dal tassista alla barista, dalla docente all’imprenditrice Sofia Baldoni, Michele Polisano, Edoardo Costantini e Giorgio Epifani hanno posto domande sul fenomeno dell’Invidia mettendo in luce le contraddizioni e le superstizioni che ancora sopravvivono pur in chi se ne dichiara immune.
Fiato sospeso e attenzione altissima della platea per l’intervento dello scrittore e critico Filippo La Porta che ha invece tenuto una lectio sui peccati capitali nella Divina Commedia proponendo la classifica dei peccati che Dante riconosce come più gravi, ponendo sopra tutti la superbia. “Per me il peccato più diffuso oggi invece è l’accidia – afferma lo scrittore – un peccato di omissione, rappresenta tutto ciò che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. Oggi poniamo attenzione alla correttezza, ma questo codice formale della correttezza è pericoloso, non basta per l’etica, serve uno slancio in più. Da un esperimento sui giovani è emerso invece che per loro il peccato più grave è l’ira, un segnale importante che deve far pensare quanto i ragazzini di oggi siano spaventati dall’aggressività che minaccia la convivenza civile”.